Roma sacro profano ridanciano Amor

C’è un tempo per andarsene in giro sotto un sole ghiacciato e un cielo da cartolina illustrata : siamo al 6 di gennaio del neo nato Anno 2019.
Molti romani moltissimi turisti tutti a godersi la bellezza di Roma e saldi a bizzeffe appena iniziati.
C’è anche qualcuno che cerca qualcosa di antico e di nuovo e di perduto.
Per esempio San Francesco scomparso da molte chiese o, forse, evaso. Resiste Sant’Antonio, e pure Santa Rita; stanziali San Giuseppe e Maria. In grande spolvero, ovunque, Padre San Pio da Pietrelcina.                                                                                                                                           
Il Poverello d’Assisi dato per disperso o pellegrino alla volta dell’l’Eremo.

Il Santo che, sulle orme del Figlio, e in nome del Padre, al suo ritorno dall’Oriente buttò giù i tetti delle case che in sua assenza avevano costruito i confratelli freddolosi e se ne tornò con pochi seguaci alla vita di penitenza e povertà.
I suoi scritti incisi su legno sono esposti nella Basilica dell’Aracoeli

Scorci di Roma per accedere alla Basilica. Una Piazza del Campidoglio degna di Merano per pulizia. Le cartacce il pattume in putrefazione la tossicità dei cassonetti bruciati restano, poco discosti. anche nel giorno dell’Epifania.

Piazza Navona è in festa sottotono, l’assieparsi delle bancarelle, è molto meno fitto, molto ma molto meno. Posti vuoti, foltissimi. Densa di posti vuoti. In compenso la folla dilaga, Bancarelle di statuine di Presepio, un presepio romano, preservato da fogli di materiale trasparente. Qualche bancarella di dolciumi vari, una due tre, forse, bancarelle del tiro a segno coi premi per i vincitori in bella vista, si alternano a spazi vuoti, mancanti o quasi bancarelle di giocattoli. Ma la folla riempie tutto, dilaga, straripa, esonda per ogni dove, tutti in festa, facce allegre diverse da quelle di tutti i giorni, ma che bella festa ma che bella festa, dicono fra loro le statue delle tre fontane splendide e monumentali, chiacchierando e cercando di schermirsi dai lampi dei cellulari, malgrado lo splendore accecante e gelido del sole.

Ad uno dei lati corti, si fa per dire, della piazza c’è un assembramento. Ahia si menano persino oggi.
Invece no, la piccola folla scoppietta di risate di gelati gocciolanti da ragazzini con le manine giunte i più piccoli e gli occhi sgranati tutti: Pulcinella. Pulcinella che tenta di sottrarsi alle bastonate che si agita di qua e di là all’interno del baracchino, il classico baracchino.

Finalmente. Piazza Navona, tu sì che hai la forza di sempre che fai grande quest’angolo e immutato, tra le risate di chi si agita sulle spalle di papà, mentre mamma si occupa di pulire naso e bocca dal moccio e dal gelato e non vuole essere disturbato e non ammette sottrazioni di visione del bastone, bangbangbang che si abbatte sulla testa di Pulcinella. Come al solito. Come sempre. Ma che gruppo questo che ridà tinta e vita ad una delle piazze più solenni del mondo ma anche ridanciana e godereccia. L’unico minimo lampo nostalgico nell’immensità della piazza.

Qualche passo più in là, addentrandosi e percorrendo l’intrico dei vicoli che s’intersecano bloccati in strettoie cieche e inciampando in precario equilibrio su sampietrini in disuso sconnessi e avariati, dopo un percorso labirintico e avventuroso privo di filo di arianna, finalmente uno sbocco ampio:

I fasti di Roma antica, le guerre, le conquiste, i trionfi continuano a percorrere la colonna fumetti ante litteram teatro della Storia immortalata. Oggi mortificata dal teatrino che si rappresenta alle sue spalle nella piazza di Monte Citorio. Non vale la pena spenderci una vocale o un qualsiasi segno di qualsiasi alfabeto o un suono. Qui si fa altro, si proferiscono gli insulti, le parole grevi, i sit in continuati di chi non sa fare altro e pure con scarsa capacità soprattutto umoristica. Occorre uno corso formativo : piazza Navona è vicina, andate e imparate come si fa a far ridere. Qui vien che piangere. A suscitare questo moto non avete rivali.                                                                             
Viva Viva l’Epifania che tutte le feste si porta via e speriamo anche quelle tonnellate di immondizia di ogni genere e specie.

NOTA a margine
Il Presepio storico e famoso dell’Ara Coeli in Roma, ha perso suggestione, manca il Bambino, quello famosissimo intriso di leggenda e di fatti miracolosi, e si dice che tornò, dopo essere stato rubato, a bussare di notte alla porta dei frati e restò col piedino alzato, la piccola statua, davanti agli occhi stupefatti dei fratelli accorsi felici e stupefatti. E non ci sarà mai più, sostituito da una copia. Un normale bambinello dalle forme e atteggiamento stereotipato.
Perché non è nel Presepio ma sottovetrato nella Cappella che lo custodisce in perpetuo?
E’ stato rubato una seconda volta, non è più quello dell’infanzia di generazioni di romani, ma una copia e, incredibile a credersi, qualcuno tenta di rubarlo ancora spinto da perverso feticismo. Per conseguenza il leggendario Bambino di legno, in seconda copia, se ne sta chiuso e lontano. E, questo è stato costatato di persona, continua a percuotere il vetro della teca col suo piedino appena sollevato.
Egli, si sa per certo, vuole tornare nel Presepio ma, per il suo bene, dicono, viene accontentato e portato in processione solo una volta l’anno nel pomeriggio dell’Epifania, dopo una messa solenne dotata di alti prelati vigili in alta uniforme e chi sa perfino il sindaco.
Quel Presepio, orfano, e pieno di belle statue rivestite di abiti splendidi, perfino i pastori per non parlar dei Magi, splendente di facce levigate e colorate, separato da molti troppi metri dal personaggio principale e lo vedrà passare in pompa magna senza poterlo accogliere.

Una statua è una statua che comporta il rischio di essere rubata da gentaccia, ma la suggestione di quel Bambino nel Presepio ai Romani è molto cara, non si può azzerarla per paura di un furto. Vederlo nella sua teca di vetro invece che nel posto che per decenni secoli ha occupato nel tempo di Natale, è anche un’offesa per grandi e piccini che si sono inerpicati per quella ripida scalinata  per vederlo sulla paglia, come era costume. Cari fratelli che abitate la Basilica dell’Ara Coeli fatevene ragione e non negategli il posto che gli spetta. O, se pure in copia, ve lo troverete alla porta col piedino sollevato, fuori dalla tecagabbiavetrata.

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