Tracce di e@lezioni

revival 1946 - 1948 nel tempo di fb

Accade, spesso, di mettere da parte libri, fogli strappati a quotidiani cartacei e on line, contenenti rubriche divertenti satiriche castigamatti riprovevoli che non c'è stata occasione di leggere sul momento e lasciarli impilati sul tavolo. Un mucchio interessante che finisce nei buoni propositi. Un giorno a motivo di un movimento brusco o distratto o alla fracchia, uno di questi fogli prende il volo trascinando con sé qualche compagno e atterra sul pavimento. Nell'atto di raccoglierlo salta in primo piano il titolo o la vignetta e il tempo di leggerlo si concretizza. Al momento giusto, nel luogo giusto. Tutto il resto scompare: restano quei segni neri sul bianco spiegazzato che la mano spiana per attenuare i solchi che si sono formati.
Trattasi di una rubrica di un inserto settimanale di un quotidiano e c'è la foto di un politico  immerso in una vasca da bagno a torso nudo che si autoscatta, come di norma. L'autore della rubrica attinge all'antologia di saggezza di una componente della sua famiglia che avrebbe liquidato ogni politico di quella qualità: "manco per patocco al portone". Per chi non conosce il vernacolo romano ecco la definizione dal Dizionario del Dialetto romanesco: Il dialetto romanesco comprende tutte le parole della lingua italiana corrente, spesso con piccoli storpiamenti di pronuncia (per esempio la "l" seguita da consonante viene sostituita dalla "r", molte parole piane sono spesso troncate all?accento tonico, e così via.
Il romanesco batacchio della campana quella maniglia ondulante, più ornamentale che altro, che una volta sbatacchiata contro la piastra di ferro o sul legno, produce un rumore che attiva all'interno l'attenzione verso l'esterno: er patocco. Sta lì appeso ben forgiato o appena abbozzato, anche utile per un limitato unico servizio.
E poi c'è quello a mollo nella vasca: un ometto, per non ricorrere sempre a Leonardo Sciascia o a Pirandello. Ometto da Instagram o profilo della rete che ogni giorno utilizza qualche po' del suo tempo a autoimmortalarsi. E non si tratta di un (in)tronato da rete o naufrago speranzoso di ri-avvistamento nell'ambiente dove ha perso visibilità, ma di un politico. Le parole lette non sono recentissime, ma il valore sì.
A completamento del quadro la fresca nomina, del segretario di un partito una volta decisivo e importante. Si approssimano le elezioni europee. E noi ritroviamo questi auto-scattanti in pellegrinaggio per ogni dove alla cerca di voti, tipo gli antichi frati con un fine diverso. Il neo segretario del fu importante partito sbaracca dalla sede e va via trascinandosi dietro una cernita da vecchi scatoloni verso la sede nuova dove riciclare l'usato.
                                  

Digressione necessaria e breve nota sul manifesto visto il ruolo primario assunto nel 1948, ancor più che nel 1946 : si combatte a oltranza rivestendo muri, appunto, ma anche accompagnandolo con vignette, spesso esilaranti, disegni, caricature magnificate, barzellette, volantini in un tripudio di colori limitati ma violenti, rosso, nero, verde soprattutto e poi tutti gli altri. I primi manifesti accompagnano la Rivoluzione francese, quella russa, rimessi in circolazione dall'altra rivoluzione quella industriale esplosa all'epoca della crescita dell'industria della quale fu imprescindibile strumento pubblicitario, per assurgere con Toulouse Lautrec a documento d'arte e ritornare alla propaganda al tempo della prima guerra mondiale per approdare, ancora una volta, alla politica, nel 1948. Cruento e senza pietà ha un grande momento di gloria. Oggi volti e cravatte, si susseguono, monotoni e si inseguono anonimi desolatamente simili, affacciati a quel che resta dei luoghi deputati all'affissione.  Sono ancora utili ? O soppiantati senza misericordia dall'urlo dei social, degli "approfondimenti! Tv e di tutta l'altra eterea mercanzia da scaglio l'un contro l'altro?                                                                                                                                     
Ve li ricordate i manifesti che hanno accompagnato la nascita della Repubblica Italiana?
 

       
Una virulenta demonizzazione. E' finita l'epoca del partito unico. La DC s'incolla gli Usa con relativo piano Marshall e l'altra metà del blocco no.  Aria di ghiaccio altro che guerra fredda. Finiti gli amici delle buone maniere. I manifesti diventano un'arma micidiale. La colla che li appiccica ai muri è dinamite. L'immagine preponderante deformata aggressiva coi colori come proiettili di cannoni caricati al massimo prende il posto delle parole in un'Italia in buona misura analfabeta. Dove l'immagine è l'arma migliore. E punta diritto al bersaglio grosso. Teschi, scheletri, minacce.
Operai nei gulag, mamme a braccia protese disperate per strappare i figlioletti ai bolscevichi mangiabambini. Spade sguainate di altre donne che calpestano grovigli di serpi, donne responsabilizzate insufflate dal pensiero iniettato nel cervello di guerre e stragi scongiurate da un voto ipotetico che avrebbe evitato la guerra e le funeste conseguenze; l'arma del voto, al tempo quando il voto nemmeno si sapeva che cosa fosse in un regime di dittatura. Mostri e monarchi in fuga col manto di ermellino ondeggiante sul pavimento, alleati degli americani guerrafondai, Garibaldi specchiato in Stalin, ha da venì Baffone, emigrazione coatta in Siberia, la DC vincerà con i voti o senza i voti…. un po' forte come incitamento democratico a votare contro il fascismo con metodi …. E Garibaldi tirato per il mantello da tutte le parti, Garibaldi rosso bolscevico o fulgente eroe. Marche Umbria Toscana Emilia Romagna rosso fuoco e Napoli monarchica, Sicilia e Veneto gran serbatoio di voti DC, non fa risuonare un campanellino questo serbatoio che accomuna Veneto e Sicilia abbiamo bisogno di una pausa di riflessione come le coppie che stanno per scoppiare. Questa collezione di manifesti ripescata in cantina insieme ai vecchi 33 giri di vinile è un colpo nello stomaco. Ma veramente le lotte operaie, i comizi travolgenti, Gino Bartali che vince salvando l'Italia dagli esiti dell'attentato a Togliatti sono i mattoni fondanti della Repubblica? Ora forsennati dibattiti sui social fra cittadini sotuttoio e guaiachinonmìcondivide e giù parolacce, e se consigli di leggere Amos Oz o non metti i laikini richiesti/imposti devi andartene a fare qualcosa - e questo è il meno - facendo diventare la rete una immensa fogna a cielo aperto e le parole sono deiezioni, non esistono concetti ma un enorme Vespasiano di beata memoria (c'è un desiderio di ripristino da qualche parte). Tutti condannati ad andare a deporre i propri bisogni personali in luoghi deputati. Non si sa bene dove. Non si dice più a nessuno interesso o piaccio o nessuno s'interessa a me, ma io non ti …. o vai a c….. Dire mi stai antipatico non rende l'idea come mi stai sul c….. Divertenti o idrofobi con la bava alla bocca? Penuria di argomenti, trivialità. Analfabeti con un vocabolario insufflato riciclato limitato. I manifesti arrotolati e con molta fatica e precauzione srotolati, medicati con mezzi di pronto soccorso da campo, inducono un certo stupore se non altro per l'inventiva e la padronanza dei mezzi di comunicazione che davano a tutti la possibilità di andare o no con Garibaldi e valutare se le promesse americane erano una nuova forma di lancio di caramelle e sigarette. In verità le minacce sono truci.                                                                                                                      
Caro amico disegno e per farmi capire di più metto doppi colori e col rosso copro tutto a più non posso e di piatto e di punta infilzo serpi in aggiunta. E che ci vuoi fare se ancora dalla battaglia del grano non mi riesco a staccare e la maschera da madonnina infilzata della regina della casa non riesco a scolorare.

Reminiscenza antica, la battaglia del grano, anche no.

La fuga dei cervelli
 

Questa collezione di manifesti, di giornali e libri è una miniera.
 
A un bèr portone ce sta bene un bèr patocco ovverossia ogni portone ha il patocco che si merita, ma Garibaldi perché. E sfruttiamo la camicia rossa, ma perché. Una riflessione è d'obbligo

1946 Repubblica Monarchia. Elezioni politiche del 1948.Tutti impegnati ad affollare le sezioni. Con foga. Senso di responsabilità. Anche senso del nuovo. Con questi Manifesti elettorali. Con queste schede. L'Assemblea Costituente. Le prime donne elette.
Nella cabina elettorale Dio ti vede Stalin no, ironizzava Guareschi col suo spirito irrefrenabile che gli costò la prigione per via di un presidente della Repubblica permaloso, a dir poco.
E in seguito, more solito in Italia, dopo il carcere affrontato a testa alta ma che lo provò psicologicamente, divenne un paria per quasi tutta la carta stampata, un appestato, ma non si diede per vinto: "Non mi fanno più scrivere sui giornali e allora scriverò sul menu". Detto, fatto: apre nel 1957 a Roncole il Caffè Guareschi, dove ancora si può trovare la bottiglia di Lambrusco recante l'etichetta disegnata da Giovanni Guareschi.
Guareschi con i trinariciuti e le trimammellute e Don Peppone e Don Camillo, che stendeva parole su Candido a immortalare un'Italia ancora un po' frastornata dalle batoste subite.

                  

Contrordine compagni, la citazione è a memoria, dobbiamo fare il VUOTO davanti agli industriali, non il NUOTO.
Parole di un'ironia tagliente, o volutamente spiazzanti come quelle del Sig. Veneranda.
Ma:  Il reduce di Guareschi è a tutto merito entrato/divenuto Mito.


                                                                                                               

      

         
Titoli di giornali e manifesti che sancivano un mutamento epocale.
                                                   

 

Finisce qui
 

Anzi no. Non può finire così.
Firme famose hanno descritto il passaggio alla Repubblica, una quantità di artisti hanno dipinto le masse le maree di lavoratori e di intellettuali uniti nella lotta per i diritti e per i doveri. C'è stata una Costituente e una Costituzione. 21 donne sono state elette, una quota molto esigua ma il primo passo era fatto. Molte erano giovanissime. Venivano da ogni parte d'Italia, avevano preso parte alla lotta partigiana, alla resistenza.
Vecchie foto che forse non siamo riusciti a trasmettere a chi è venuto dopo col dovuto rispetto e memoria.
Ironia e umorismo espressi in un modo che nessuno è mai riuscito a imitare. Viva sempre Giovannino Guareschi. Che ha fatto ridere e comprendere.

                                                 

Aspettando il 26 maggio 2019
Assaporando  e andando per il Mondo Piccolo di Giovannino Guareschi sulle tracce della sua bicicletta e della sua motocicletta Guzzi, quando ancora si leggeva Woodhouse e si andava in barca con Jerome K. Jerome (per non parlar del cane). Eravamo europei senza saperlo.
E, al risveglio, il 27 maggio in quale Europa ci ritroveremo. Se saremo ancora Europei.

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